Pensando alla scuola di via Quaranta.
"E’ interessante notare che, a parte alcune manifestazioni di razzismo old style e persino di razzialismo di chiaro sapore nazista, gli atteggiamenti xenofobi oggi tendono a presentarsi sotto le vesti del culturalismo. Il culturalismo è una interpretazione delle differenze di mentalità e di comportamenti che caratterizzano i vari popoli che si pone in netta antitesi al razzialismo. Laddove questo assume che l’eredità biologica condanna i popoli ad essere quello che sono, il culturalismo sottolinea con il massimo vigore la forza plasmatrice e la cogenza normativa delle tradizioni. Ne deriva una sorta di determinismo culturale.
Vero è che, mentre la razza è un fattore rigido e immodificabile, la tradizione è, ex definitione, una realtà plastica, che può assumere forme diverse e può persino metamorfizzarsi. Sennonché, dal momento che i mutamenti culturali veramente significativi si collocano sull’asse della lunga durata, nel breve periodo le differenze culturali risultano essere non meno rigide delle (supposte) differenze razziali. Accade così che, in nome della propria identità culturale, una determinata collettività può rivendicare il diritto alla non contaminazione e, pertanto, può esigere che tutti coloro che sono portatori di atteggiamenti, valori e comportamenti “altri” siano tenuti a debita distanza […]
Il culturalismo offre una base teorica sufficiente per legittimare il rifiuto di convivere con i “diversi”."
da Jihad: le radici, di Luciano Pellicani, Luiss University Press, roma, 2004
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il 10/10/2006 alle 12:53 | |